«Secondo Matt Groening, “I Simpson è una serie che ti premia se le presti attenzione”. […] Sarebbe meglio, se non addirittura necessario, guardare più volte gli episodi. Grazie a Dio esistono le repliche!» (1)
Il libro ri-edito da Blackie Edizioni raccoglie diciotto firme di esperti che ci parlano dei Simpson e la filosofia. Non della filosofia dei Simpson né i Simpson come filosofia – quindi non di come Groening pensava che fossero filosofici, o quali messaggi voglia trasmetterci attraverso la famiglia gialla d’America. I saggi ci accompagnano nell’evidenziare che cosa essi possano dirci della filosofia, della morale, della politica, della società, della religione, della felicità con il loro intrinseco – e sottovalutato – valore euristico.
La caratteristica più evidente della serie è la ricchezza di allusioni e citazioni: da film, letteratura, arte.
Questa è una delle ragioni per cui I Simpson hanno fidelizzato il proprio pubblico di fan e creato quello dei detrattori. I primi godono del piacere di cogliere i riferimenti ed entrano a far parte di una comunità in cui si rafforza il rapporto tra autore e spettatori; i secondi – che non le afferrano – sono tendenzialmente i non amanti della cultura pop, che vedono nelle puntate solo un intrattenimento, e anche becero. Da Springfield all’America e al mondo tutto, si crea allora un’estetica delle allusioni, alle volte intenzionali, alle volte accidentali – nel senso che letteralmente “cadono addosso” al fruitore, che si crogiola nelle sensazioni e ricordi che suscitano.
Un primo aspetto attraverso cui si possono analizzare i personaggi che popolano Springfield è il filtro morale.
Se prendiamo ad esempio i caratteri e le virtù aristoteliche, possiamo affermare che Homer non risponde ai requisiti della persona virtuosa: non ha temperanza, generosità, phronesis (2). Sente il peso delle decisioni morali, ma prevalgono il desiderio e il suo personale soddisfacimento. Eppure dimostra buone qualità, fondamentalmente perché è buono e per questo suscita buone reazioni.
Marge si configura aristotelicamente come la via di mezzo predicata dal filosofo di Stagira nell’Etica Nicomachea, ma soprattutto è moralmente indipendente: pur credendo in Dio, agisce secondo coscienza, tentando di fare ciò che una persona retta farebbe, a prescindere dai dogmi religiosi. Marge è una buona persona, più che una buona cristiana.
Bart assomiglia al padre, nel prevalere della “malvagità” piuttosto che nel desiderio basilare di birra e ciambelle, ma manifesta di attenersi a limiti etici che non vanno oltrepassati. Lisa, femminista precoce, che rappresenta anche il rapporto ambivalente che la società americana ha nei confronti della figura dell’intellettuale, ha un radicato senso della moralità, che anche per lei prescinde il rispetto pedissequo delle autorità religiose e fa prevaricare la coscienza sulla fede.
Si può allora dire che madre e figlia rispettino l’ideale di moralità kantiana, per cui essa nasce dalla riflessione della persona e non dall’imposizione di convenzioni sociali e religiose. E Maggie?
Maggie, nella sua incapacità di parlare, ma comunque capace alle volte di agire, rimanda al principio orientale del silenzio e alla domanda, permeata anche in Occidente, sulla necessità di esso; rappresenta il legame tra pensiero e linguaggio.
In uno show post-moderno e consapevole di se stesso, si creano la commedia e la satira più sofisticate nel panorama televisivo statunitense, andando a coinvolgere la religione, le convenzioni culturali e diventando parodia della stessa televisione americana. Springfield va a disegnare una società disfunzionale e parodica rispetto alla società su larga scala dalla quale possiamo imparare parecchio. Per farlo, però, questa pagina è davvero poco esaustiva. L’unica soluzione è leggere tutte quelle contenute ne I Simpson e la filosofia. Come capire il mondo grazie a Homer, Nietzsche e soci.
Grazie a Blackie Edizioni!
(1) W. Irwin, M.T. Conrad, A.J. Skoble, I Simpson e la filosofia. Come capire il mondo grazie a Homer, Nietzsche e soci, Blackie edizioni, Milano, 2020, p. 117.
(2) Saggezza complementare alla sofia: una sorta di saggezza pratica che consente di compiere la giusta scelta.
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