Scorrettissimi e California

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Scorrettissimi e California

Quante volte hai sentito (o magari pensato) la frase “non si può più dire niente”?

Ci sono idee, frasi, parole che, specialmente in alcuni contesti socio-culturali, oggi sono diventate impronunciabili. Chi le dice o scrive, e persino chi le ha dette e scritte in passato, può facilmente trovarsi al centro di polemiche le cui conseguenze vanno da un danno di immagine alla perdita del lavoro. 

L’esempio più lampante è probabilmente quello della n-word (1), la famigerata “parola con la n” che da anni negli USA è bandita dal discorso pubblico e che, persino mentre si canta una canzone, se pronunciata dalla persona sbagliata può essere fonte di disagio e discordia, per non dire di peggio. 


Cosa sta succedendo? Come siamo arrivati a questo punto? È proprio vero, in fin dei conti, che “non si può più dire niente”?


Nella recensione di oggi vogliamo proporti due libri che, in modo diverso, sono ottime guide per destreggiarsi nel mondo contemporaneo, sempre più polarizzato, popolato di dibattiti e conflitti legati alla presunta “dittatura del politicamente corretto”, di cancel culture e parole proibite. 

Se vuoi saperne di più di questi argomenti, infatti, non puoi perderti Scorrettissimi di Costanza Rizzacasa d’Orsogna (2) e California di Francesco Costa (3). Vediamo di cosa si tratta e perché un libro che parla della California ha qualcosa a che fare con la questione di cui vogliamo occuparci.


Il saggio di Rizzacasa d’Orsogna, ricchissimo di contenuti, interviste a espertə e spunti di riflessione, si occupa in modo specifico della cancel culture nel contesto statunitense.


Rintracciando le origini e le manifestazioni più eclatanti di questo fenomeno oramai molto presente all’interno della cultura americana, Scorrettissimi accompagna ə lettorə in un viaggio alla scoperta delle fratture e contraddizioni di un paese nel quale i dibattiti si trasformano velocemente in conflitti identitari. 

Scopriamo così quali sono le ragioni che hanno reso capolavori letterari come Il buio oltre la siepe e Le avventure di Tom Sawyer dei testi così controversi da essere stati addirittura banditi da alcune scuole pubbliche e perché ad alcuni professori di importanti college è capitato di perdere il posto per un tweet sbagliato o per aver omesso di porre un trigger warning ad alcune delle loro lezioni. 

Il saggio dedica in effetti ampio spazio alle scuole e alle università, proprio perché queste istituzioni sono al centro di un conflitto culturale sempre più acceso e sono diventate uno dei terreni di scontro preferiti per molte battaglie di posizionamento politico. Un fenomeno non completamente estraneo al panorama italiano (pensiamo alle campagne contro la famigerata ideologia gender) ma che negli Stati Uniti è particolarmente presente anche a causa della struttura del sistema scolastico americano, come spiega molto efficacemente Francesco Costa nel suo California

Il saggio del vicedirettore del Post, infatti, dedica un intero capitolo a questa tematica, descritta come una delle questioni fondamentali da approfondire quando si analizza quello che da lontano può facilmente sembrarci un paradosso: la California, culla delle multinazionali tecnologiche e culturali che danno forma alla vita di milioni di persone in tutto il mondo, è un luogo dal quale negli ultimi anni sempre più persone stanno scappando. 


Accanto al costo altissimo della vita, al clima sempre più estremo, alla «occasione sprecata» (4) di riforma del sistema poliziesco dopo l’omicidio di George Floyd e alla condizione peculiare delle città californiare, infatti, alle radici di questo fenomeno c’è anche lo scontro politico che ha fatto delle scuole dello Stato «il principale campo di battaglia» (5).


Qui spesso si combattono lotte di principio per mostrarsi ideologicamente puri e non si risolvono quei problemi concreti che in teoria quella stessa purezza ideologica dovrebbe porre in cima alla lista delle priorità. Si finisce così per proibire un libro il cui messaggio è essenzialmente anti-razzista perché vi compare troppe volte la n-word (6), in un cortocircuito tra ideale e reale che racconta bene di un Paese che non ha ancora trovato un modo efficace per fare i conti con la propria storia. 

Lungi dall’essere questioni astratte, si tratta di decisioni e dinamiche che influenzano da vicino la vita delle persone (dove vivono, come vivono, cosa imparano a scuola e quali possibilità hanno di trovare e mantenere un lavoro), e di un Paese celebre per la propria storia democratica in cui c’è chi ha dato l’assalto al Congresso e c’è ancora un buon numero di election deniers (7) che, sebbene non siano andati benissimo alle elezioni di metà mandato del novembre 2022, non spariranno nel nulla per magia. 


La complessità di queste tematiche è ben controbilanciata dallo stile accessibile dei due libri, capaci di restituire la molteplicità dei punti di vista in campo senza mai assumere posizioni manichee e cedere alla tentazione di ridurre tutto ai minimi termini.  


In conclusione, se si nutre un po’ di sana curiosità per questi temi e si vuole dedicare qualche ora alla lettura di ottimi testi che ci aiutino a comprendere che Paese sono gli Stati Uniti oggi e restituire contesto e significato alle molte battaglie culturali e politiche che lì hanno origine, Scorrettissimi e California sono due saggi da aggiungere al più presto alla propria libreria. 


C. Rizzacasa d’Orsogna, Scorrettissimi: La cancel culture nella cultura americana, Laterza, Roma, 2022.

F. Costa, California, Mondadori, Milano, 2022.

Grazie a Laterza!


(1) https://dictionary.cambridge.org/it/dizionario/inglese/n-word

(2) C. Rizzacasa d’Orsogna, Scorrettissimi: La cancel culture nella cultura americana, Laterza, Roma, 2022, pp. 224.

(3) F. Costa, California, Mondadori, Milano, 2022, pp. 204.

(4) Si veda in proposito il capitolo IV di California

(5) Tale è il titolo del capitolo V di California, dedicato appunto a questo tema.

(6) Per un’analisi approfondita di questo caso, si veda il capitolo IV di Scorrettissimi.

(7) Il termine è usato per riferirsi a coloro che (seguendo l’esempio di Donald Trump) negano la legittimità della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali del 2020, sostenendo che sia il frutto di un complotto o comunque di brogli.