Tessiture

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Tessiture

Sentire/pensando, pensare/sentendo: sotto questo motto, all’intreccio tra affetto e pensiero, si poneva Liana Borghi, invitando a decolonizzare il nostro sguardo, praticare un’intelligenza emotiva e uno stare in relazione.

È raccogliendo questa eredità che si pone Tessiture (Fandango, 2022): un archivio essenziale – come lo definisce Preciado –, tanto teorico-politico quanto affettivo, che ripercorre il pensiero e il lavoro di Liana Borghi attraverso una pluralità di voci. Un volume emozionante e intimo, fortemente voluto da chi l’ha conosciuta e amata: come condivide Maria Nadotti (1), non solo per ricordarla e restituire la sua vasta opera, ma per continuare a far sì che sia presente tra noi. Una ventina di saggi dalla scrittura lucida e scorrevole che, a un anno dalla scomparsa, ne fanno emergere la figura, lavorando sugli sconfinati testi e interventi che Borghi ha lasciato e, insieme, sulla memoria individuale.


Teorica e militante lesbofemminista queer, Liana Borghi (1940-2021) è stata una presenza fondamentale e visionaria per la comunità femminista, lesbica, queer, trans.


Con il suo lavoro di traduzione e diffusione, dalla metà degli anni Novanta, ha contribuito in maniera decisiva a far conoscere in Italia voci quali Haraway, Preciado, Butler, Rich, hooks, Lorde (tra le altre), ponendosi sempre in una posizione non autoriale ma di condivisione genuina e appassionata e «facendo della sua schiena un ponte» (2). Zappino (3) la definisce essenzialmente “anarchica” per questa sua scelta di campo e l’aver incarnato nella pratica la celebre espressione di Primo Moroni «condividere saperi, senza creare poteri». Come ricordano Rosi Braidotti (4) e Elia A. G. Arfini (5), lo sguardo di Liana veniva da lontano e oltrepassava gli orizzonti speculativi immediati e i confini disciplinari; è stata una formidabile “intermediaria culturale” dall’infallibile intuito che ha saputo traghettare e far circolare idee provenienti dal mondo angloamericano (la narrativa lesbica, le teorie queer, la fantascienza femminista) ancora assenti in Italia.


Lavoro tanto più insorgente e critico se si pensa al contesto italiano femminista e lgbt di allora, ancorato com’era al pensiero della differenza sessuale, da una parte, e alla solidificazione identitaria dall’altra.


Di fronte a questo, non ha mai mancato di uno sguardo attento e pungente, spesso conflittuale: se al mondo femminista criticava l’assenza di una riflessione sull’eterosessualità obbligatoria e un essenzialismo di genere, al mondo gay contestava l’incapacità di mettere in discussione il proprio privilegio di genere in quanto (socializzati) maschi. Di fronte a queste alternative, come approfondisce il contributo di Zappino, preferiva (già allora) un separatismo queer e un pensarsi come soggetto eccentrico. Riprendendo Teresa de Lauretis, con questa formula Liana Borghi intendeva descrivere il suo posizionamento come persona che si identificava con una storia di genere femminile ma segnata dalle divergenze tra prospettiva (etero)femminista e lesbica, che preferiva le donne per il sesso e gli affetti ma che si sentiva altrettanto responsabile di una pratica solidale condivisa con altri soggetti marginali, ibridi, inappropriati.

Il testo la ricorda per non aver mai disgiunto la teoria dalla prassi, ma essersi sempre posta nell’interstizio tra le due, nutrendosi di entrambe; per aver rinunciato a quella sicurezza che il titolo intellettuale assicura e aver preferito aprire le mura dell’accademia al terreno più rischioso della militanza; per non aver mai smesso, fino alla fine della sua vita, di creare e partecipare a incontri e contesti di movimento. Tra questi ultimi, ha sempre preferito quei luoghi e quelle assemblee (da Atlantide, a Sommovimento nazionale, da Cagne sciolte a Facciamo breccia) radicalmente antagoniste a cui la stessa comunità femminista e lgbt opponeva resistenza e che lei invece sposava perché vedeva il pericolo dell’assimilazionismo e della rinuncia a istanze conflittuali.


Un punto, questo, che oggi – incastratə come siamo tra istituzionalizzazione, washing, conservatorismi e marginalizzazioni – ci risuona con potenza.

«L’Amore […] è una grande performance codificata nei secoli e che da secoli ci costruisce […]. Purtroppo non riesco a credere che la famiglia ci salverà, nonostante le famiglie eteronormate sembrino offrire maggiori speranze […]. Non credo che lesbiche, gay e trans sposandosi possano migliorare questa istituzione di privilegio e discriminazione. Sarà l’istituzione stessa a cambiarci […]: Mi sembra che, abbandonato il desiderio di un mondo migliore, ci stiamo proprio provando a essere come tutti gli altri. Penso a come rendiamo docili i nostri corpi per avere cittadinanza nella norma […]. Siamo state recuperate, riabilitate all’uguaglianza neoliberista […]. [Occorre] cercare di capire quali nostri atteggiamenti ci normalizzano e ci portano ad accettare questa situazione, a rifugiarci nella piccola felicità individuale, che non è poco, certo, e di per sé è una gran fortuna, ma non basta a rendere buona una vita cattiva». (6)


Ma, soprattutto, in Tessiture Liana Borghi ci risuona per il suo aver sostenuto e creato delle architetture relazionali, formidabili reti affettive e politiche.

Per aver praticato, come ricorda Renato Busarello_Laboratorio Smaschieramenti (7), quella «politica e poetica dell’incontro» teorizzata da Sara Ahmed, proponendo a chi era così abituato a porsi “contro” (la società eterosessista) un “accanto”. Un messaggio questo da custodire e calare nel reale: non per rinunciare al conflitto ma per non dimenticare la dimensione di cura coesistenziale e la costruzione concreta di mondi-altri dove sentirsi parte di una costellazione molteplice.


Liana Borghi, Tessiture. Il pensiero fertile di Liana Borghi, Fandango Libri, Roma, 2022.

Grazie a Fandango Libri!




(1) Si veda la presentazione del libro presso la Casa delle Donne di Milano. La registrazione dell’incontro è disponibile a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=zBo46BGwfTM.

(2) L’espressione, mutuata da Gloria Anzaldúa e Chierríe Moraga, è attribuita a Liana Borghi da Rachele Borghi, Nina Ferrante e Samuele nel saggio Intravedere come andare avanti, cosa scegliere e forse anche perché. L’invito di Liana alla comunità lesbica, queer e transfemminista all’edizione di Lesbiche FuoriSalone del 2015” in Tessiture, pp. 64-73.

(3) F. Zappino, Liana l’anarchica, separatista queer in Tessiture, pp. 161-176.

(4) R. Braidotti, Uno sguardo che veniva da lontano in Tessiture, pp. 87-94.

(5) Elia A.G. Arfini, Per una teoria degli affetti in Tessiture, pp. 29- 36.

(6) L. Borghi, Assemblaggi affettivi, L’amore al tempo del quanto queer, Postfazione a M. Galetto, G. Giuliani, C. Martucci (a cura di), L’amore al tempo dello tsunami, Ombre Corte, Verona, 2014. Il frammento è citato all’interno del contributo di Zappino che, tra gli altri, approfondisce anche questo aspetto del lavoro di Liana Borghi.

(7) R. Busarello_Laboratorio Smaschieramenti, E fu così che, di Liana in Liana, da antagoniste diventammo queer in Tessiture, pp. 95