La domanda “Perché la guerra?” (e di conseguenza “Perché non si può evitare la guerra?”) alla luce degli avvenimenti di questo preciso periodo storico, è particolarmente attuale.
La prima domanda è proprio il titolo di un libro che è stato pubblicato a Parigi, con il rispettivo titolo francese Pourquoi la guerre? nel 2023 e quest’anno tradotto in italiano dalla casa editrice nottetempo.
Si tratta del testo di Frédéric Gros, un filosofo francese nato nel 1965 i cui studi si sono focalizzati su Michel Foucault.
L’autore francese, nel suo Perché la guerra?, si interroga, come il titolo suggerisce, sulle ragioni profonde che spingono gli esseri umani a farsi la guerra e che impediscono l’esistenza di una condizione di pura pace.
Nell’indagare queste ragioni, Gros prende le mosse dai due conflitti che attualmente si stanno svolgendo in Ucraina e nel Medio Oriente.
La coesistenza di queste due guerre ha creato, nell’Europa Occidentale, la percezione di un accerchiamento di conflitti.
A questo ci stiamo, a quanto pare, abituando: dopo un primo momento di smarrimento e incredulità, nel quale ci siamo interrogati e tenuti aggiornati sugli eventi, l’interesse verso queste due guerre è gradualmente scemato.
L’interesse iniziale è però stato impattante.
Pareva, infatti, prima dell’inizio di questi due conflitti che la guerra fosse cambiata, o meglio, che fosse presente ma frantumata tra casi di terrorismo e guerre ibride. La nozione di guerra si identificava, dunque, con i cosiddetti stati di violenza, su cui Gros si era focalizzato in un precedente saggio, intitolato proprio États de violence. (1)
Questa situazione è, però, cambiata il 24 febbraio 2022.
Considerato l’avvenimento politico di quel giorno, ovvero l’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, Frédéric Gros sottolinea come, di fronte a quanto accaduto, ci sia stato un allarmarsi singolare di noi italianə, inglesə, francesə e tedeschə.
In quell’occasione è, infatti, sorta in noi occidentali una consapevolezza, ovvero che quella fosse davvero una guerra e che la situazione internazionale costituita dai cosiddetti “stati di violenza” fosse finita.
Quella era la vera guerra alle porte dell’Europa, ed era una vera guerra che stava tornando. (2)
Risulta naturale, a questo punto, chiedersi cosa sia una vera guerra. La risposta è apparentemente semplice: è un conflitto in cui o si uccide oppure si muore di fronte a un nemico è uno “scambio di morti”. (3)
Si tratta anche di un conflitto caratterizzato da uno schema binario in cui due Stati, due popoli oppure due figure della politica si contrappongono: vi sono necessariamente un buono e un cattivo, un colpevole e un innocente.
E, infine, la vera guerra è costituita da “ragioni”, “giustificazioni” e “regole”. (4)
Per comprendere se questo nostro timore sia legittimo o meno, Frédéric Gros analizza i diversi tipi di guerra (guerre binarie, globali e di caotizzazione), per darci una chiave di interpretazione del conflitto russo-ucraino.
Si focalizza, inoltre, su questioni come il significato di guerra giusta, il rapporto tra Stato e guerra, l’idea di guerra totale e altre diverse sfumature del concetto.
Solo dopo aver fornito questo quadro completo, il filosofo francese giunge a dare risposte all’effettiva domanda del titolo: «Perché la guerra? Perché gli uomini si fanno la guerra, perché da così tanto tempo?». (4)
Sicuramente questa domanda non è nuova nella storia della filosofia e del pensiero, bensì si tratta di un interrogativo a cui hanno tentato di dare una risposta diverse discipline, tra cui antropologia, economia, psicologia, storia, filosofia, e tante altre.
Le risposte forniteci sono state diverse e tutte, secondo Gros, insoddisfacenti.
Esiste però una triade presente nei tre grandi pensatori della guerra, ovvero Tucidide, Thomas Hobbes e Raymond Aron che, invece, può aiutarci concretamente a rispondere al nostro interrogativo.
La guerra per loro ha tre diverse cause che corrispondono a quelle passioni fondamentali che Hobbes definisce nel capitolo XIII del Leviatan, “naturali” (5).
Queste tre passioni sono l’avidità, la paura e, per ultima, la ricerca di gloria.
A queste tre passioni che rispondono alla nostra domanda, la cui risposta viene approfondita nel penultimo capitolo del libro di Gros, viene affiancata l’idea che l’umanità tenda alla guerra per la sua natura animale. A questa seconda spiegazione, sicuramente povera, soprattutto in confronto alla prima, viene comunque dedicato spazio.
Il trattato, per concludere, propone delle risposte a un ulteriore domanda: “E per quale pace, la guerra?”. Prendendo le mosse da filosofi del calibro di Kant, autore del famoso trattato Per la pace perpetua, ma anche Rousseau, Spinoza, Leibniz e Marx, Frédéric Gros tenta di dare una risposta a questa domanda.
Chiedersi cosa sia la guerra e perché non se ne possa fare a meno è oggi, più che mai, fondamentale.
Altrettanto fondamentale è chiedersi quale sarà la pace, se c’è una pace per cui la guerra si svolge. Il libro di Frédéric Gros, finalmente tradotto e venduto in Italia, ci consente di dare risposte a queste nostre domande che non possono che sorgere spontanee ogni volta che sentiamo, o vediamo, le notizie su ciò che accade poco più in là.
Grazie nottetempo!
Frédéric Gros, Perché la guerra?, Trad. R.A. Ventura, nottetempo, Milano, 2024
NOTE
- Frédéric Gros, États de violence. Essai sur la fin de la guerre, Gallimard, Parigi, 2006.
- Frédéric Gros, Perché la guerra?, Trad. R.A. Ventura, nottetempo, Milano, 2024, pp. 17-18.
- Ivi, pp. 19-20.
- Ibidem.
- Ivi, p. 113.
- Ibidem.
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