La guerra contro le donne

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Per capire meglio il femminismo nella sua interezza, con i suoi limiti, ma soprattutto con le sue potenzialità è fondamentale non fermarsi allə studiosə più famosə in Occidente.

Così facendo, ci priveremmo di punti di vista essenziali.

È necessario quindi guardare un po’ più lontano, anche nei paesi comunemente – e con una certa spocchiosa superiorità – definiti “in via di sviluppo” o del “Terzo Mondo”.

La guerra contro le donne di Rita Laura Segato (1) è uno strumento utilissimo per aprire lo sguardo oltre i nostri orizzonti, immergendoci meglio nel contesto latinoamericano. 

Quest’opera è una raccolta di resoconti antropologici, saggi, discorsi politici e interviste che presentano tagli diversi tra loro e, di conseguenza, vari tipi di linguaggio: alcuni capitoli risultano molto semplici e quasi “scolastici”, altri più complessi e concettualmente intricati.

Non è, quindi, un libro per tuttə, ma nemmeno solo per addettə ai lavori. Non è adatto come prima lettura a chi vuole conoscere il femminismo ed è a digiuno rispetto a certi universi concettuali, ma è un ottimo testo per chi ha già una minima conoscenza del tema e non ha intenzione di fermarsi ai “soliti” nomi e alle questioni più mainstream in Occidente. 

Facendo alcuni esempi concreti – come i femminicidi di Ciudad Juárez (Messico) o gli attacchi da parte dell’esercito guatemalteco verso le donne maya  – Rita Laura Segato ci trasporta in un mondo apparentemente distante dal nostro, ma che può aiutarci a capire anche qualcosa in più di noi. Accanto a questo, l’autrice parla di politica, capitalismo, colonizzazione e di come questi fattori influiscano sulla condizione femminile. 

Sarebbe semplicistico e banalizzante limitarsi a elencare i vari capitoli: La guerra contro le donne è un’opera troppo lunga e ricca da racchiudere in poche righe. Invece di andare per ordine, quindi, di seguito troverete alcuni concetti – pochi, ma tra i più interessanti – che sicuramente vi invoglieranno a leggere il libro, perché portano a riflessioni per noi piuttosto inedite.

Uno dei termini più stimolanti usati da Segato è quello di “mandato di maschilità”: gli uomini si comportano in un certo modo – esibendo poca empatia, violenza e crudeltà – per una specie di mandato tra pari, un tacito accordo tra confratelli, un patto o un contratto non scritto, che dice loro cosa fare, come essere e che li porta alla ricerca di vittime sacrificali.

Collegato a quest’idea c’è un altro concetto interessante e peculiare presentato dalla studiosa che è quello di femmigenocidio.

Segato sostiene che molti omicidi di donne in America Latina non possano essere definiti semplicemente “femminicidi” e non possano essere rilegati in ambito domestico.

Infatti, i femminicidi così diffusi anche da noi, prevedono un legame intimo tra vittima e carnefice e il movente è relazionale e interpersonale. Solitamente il femminicidio consiste in un uomo che uccide una donna che o è stata sua compagna, o moglie, o di cui è infatuato. 

In America Latina (ma non solo) sono sempre più comuni omicidi di donne non per motivi intimi, ma bellici veri e propri.

Questi crimini hanno «carattere sistematico e impersonale» (2) e

«hanno come obiettivo specifico la distruzione delle donne (e degli uomini femminilizzati) solamente per il fatto di essere donne, senza che ci sia la possibilità […] di personalizzare o individualizzare né il movente dell’autore né la relazione tra il perpetratore e la vittima» (3).

Il corpo delle donne viene in qualche modo colonizzato e depredato e possederlo e violarlo da parte degli uomini è una dimostrazione di potere e del loro adempimento al mandato di maschilità, un potere che si estende al di là del contesto familiare o delle relazioni di coppia.

Un’altra idea interessantissima della studiosa si trova nelle ultime pagine del libro, quando Segato si sofferma sulla pena da assegnare a coloro che che commettono crimini contro le donne.

Qui l’antropologa mette in luce i limiti del punitivismo e la sua stretta parentela con la morale dei carnefici e violentatori. Infatti, chi commette un crimine contro una donna si crede moralmente superiore ad essa e vede il proprio gesto come un modo per castigare e disciplinare la vittima disobbediente, la cui femminilità sfida  – con la sua sola esistenza e pienezza – la sua posizione patriarcale.

Insomma, c’è troppa prossimità tra la morale punitivista e l’aggressore.

Punirlo non è probabilmente il modo giusto per porre rimedio al problema dal punto di vista socio-culturale.

Come si può vedere nei concetti citati, Segato presenta idee originali che non possono essere ignorate se si vuole avere una conoscenza più a 360° del femminismo. Per questo, anche noi filosofe non possiamo che apprezzare una studiosa che – con tanto rigore e precisione – riesce ad andare a fondo, a non fermarsi in superficie, a non accontentarsi di banalità. Questo è quello a cui tutta la filosofia aspira sin dalle sue origini.

Grazie Tamu Edizioni!

R. Laura Segato, La guerra contro le donne, traduzione di M.Biagiotti e R. Granelli, Tamu Edizioni, Napoli, 2023.

(1) R. Laura Segato, La guerra contro le donne, traduzione di M. Biagiotti e R. Granelli, Tamu Edizioni, Napoli, 2023.

(2) Ivi, p.219.

(3) Ibidem.