L’eredità di Feynman: il piacere di scoprire

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Richard P. Feynman è stato uno dei più importanti scienziati e didatti della storia della fisica del Novecento. I contributi dati alla fisica della materia sono stati la prima scintilla per la nascita delle nanotecnologie e la sua teoria per l’elettrodinamica quantistica è tutt’ora un pilastro della fisica delle particelle.

Feynman è stato uno scienziato innovativo e originale nelle sue teorie, apprezzato e stimato da tutta la comunità scientifica, come dimostrano tanti premi e meriti, in particolare il premio Nobel del 1965.

Egli afferma che la scienza possiede valori fondamentali, ovvero il potere di fare, di scoprire, di indagare, di inventare, grazie alla sua applicabilità pratica e sperimentale.


La scienza soddisfa e alimenta le curiosità, apre nuovi punti di vista sul mondo, conferisce all’uomo la capacità di creare e di inventare, dandogli un enorme potere d’azione.


Il piacere della scoperta è ciò che spinge lo scienziato alla ricerca, attraverso la quale cerca di elaborare ipotesi, che pervengono sia dall’osservazione e dallo studio della realtà, che dall’intuito e dalla fantasia.

L’immaginazione e la fantasia infatti sono caratteristiche proprie dello scienziato, ed è attraverso esse che egli crea nuove teorie, andando oltre al senso comune. Sviluppa «qualcosa che a nessuno è mai venuto in mente, che sia in accordo in ogni dettaglio con quanto già si conosce, ma che sia anche diverso» (1).

Lo scienziato, però, deve attenersi alla realtà, alle evidenze dei fatti, alla meticolosità dell’osservazione e del controllo sperimentale; per questo l’immaginazione e la fantasia non possono sussistere indipendentemente dal metodo scientifico.

Le conoscenze, pur essendo oggettive, non sono mai definitive, né assolute, perché per quanto possano essere confermate dall’esperienza, possono essere falsificate.


L’ideale della conoscenza come processo aperto e mai definitivo è un presupposto fondamentale delle società democratiche.


Nella scienza non si ricercano verità assolute, certe o rivelate, e soprattutto si cerca di eliminare l’eventuale potere dell’autorità che si arroga il diritto di decidere quali siano i principi scientifici e che prescriva quali questioni indagare.

Era proprio questa l’idea di scienza di Feynman, tanto che Niels Bohr, fisico danese che ricevette il premio Nobel nel 1922, parlando di lui affermava: «È l’unico a non aver paura di me, che potrebbe dire cosa pensa delle mie idee. Quindi la prossima volta che vogliamo discutere di un’idea, invece di farlo con quelli che dicono sempre sì, sì, certamente professor Bohr, andiamo prima da lui» (2).

Quando si trattava di fisica, a Feynman non interessava chi fosse il proprio interlocutore o quanta importanza avesse: ciò che bisogna prendere in considerazione sono le idee e giudicarle liberamente, senza costrizioni.


Nella scienza non conta l’autorità ma unicamente l’esperienza.


Non vi è nulla su cui lo scienziato pensa di essere assolutamente certo e sicuro, poiché è consapevole della propria ignoranza, ammette la possibilità di non sapere esattamente come stanno le cose. Il potere di dubitare è una ricchezza enorme, poiché stimola lo scienziato a indagare verso sempre nuove direzioni, nuove ipotesi e idee.

Ciò che viene definita “conoscenza scientifica” è in realtà un insieme di teorie che possiedono diversi gradi di correttezza. Nell’analisi di ogni problema bisogna ammettere dei margini di validità, ed è attraverso la raccolta di dati sperimentali che si verifica se una certa ipotesi sia vera o meno.

La libertà del dubitare è un valore, è una preziosa opportunità, è ciò che rende possibile un progresso materiale, mentale e soprattutto conoscitivo.


Non vi è crescita e arricchimento senza dubbio.


L’eredità che ci ha lasciato Feynman consiste nel suo coinvolgimento e nella sua dedizione alla scienza e ai suoi principi, a mantenere in ogni situazione un’onestà intellettuale e un’indipendenza di giudizio, rifiutando qualsiasi tipo di dogma e a essere sempre disponibile ad ammettere la propria ignoranza. La scienza per Feynman è curiosità, piacere di scoprire, è un vero e proprio valore inestimabile per la società umana.



(1) Richard P. Feynman, Il senso delle cose, Milano: Adelphi, 2012,  p. 32.
(2) Richard P. Feynman «Sta scherzando, Mr. Feynman!» Vita e avventure di uno scienziato curioso,  Bologna: Zanichelli, 2014, p. 134.

In copertina: Richard Feynman
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